Gran bella festicciola
domestica, sabato nella nuova casa, per celebrare ancora una volta l’invecchiamento
del mio corpo. Mamma Gianpaola mi ha detto che il giorno in cui mi espulse
dalle sue proprie cosce nella clinica per ricchi Vill’Alba (qualche tempo fa c’è
pure finito un noto modenese alcolista a regolarsi le valvole), sui colli
bulagnesi, c’era un tempo da cime tempestose. Anche qui a Naha, ieri, il tempo
non era dei migliori – ci siamo potuti godere il rooftop solo per un’oretta -, ma gli amici e le pappe hanno
scaldato il piccolo appartamento: anche se strettini ce la siamo goduta assaje.
L’insostituibile
Tatsu-Mabuya-sama ha aperto la rumba, anzi, la salsa (il giovane si sta
dedicando di brutto a questa danza, ha le anche quasi cubane e frequenta locali
infestati di figa). Due giorni prima era stato il suo compleanno, così abbiamo
celebrato pure il suo. E, visto che c’eravamo, e che questa è una tana di
scorpioni, abbiamo celebrato pure la nostra amica Yukiko (ci ha regalato awamori e croccantini di lusso per Pina,
noi le abbiamo regalato una supergrattugia verace girolama) nonché una tal
Anna, diciottenne di passaggio (scortata dalla madre, le case degli italiani
notoriamente non sono locali per vergini randagie): entrambe hanno compiuto gli
anni oggi. AUGURI!
La parte del leone l’ha
fatta il giovane bolognese Goya-san, che anche se è finito a Okinawa per
perfezionare il suo giapponese non ha scordato le sante tradizioni. Dopo aver
scovato lo strutto al supermercato ha sfornato quattro uova di tagliatelle
tirate a mano e una cofana di piadine. Questi, per me, sono valori
incommensurabili che l’UNESCO dovrebbe foraggiare con valute pesanti. Goya era
reduce dalla sua buona perfòrmans piadinara al workshop di martedì scorso e
aveva ancora le mani calde. È stato premiato con un 10 e lode da tutti i
presenti, a partire da me. Ciliegiona sulla torta, di valore inestimabile,
Goya-san mi ha pure regalato un’urna cineraria nuova e piena di Amarene Fabbri.
Qui a Okinawa sono reperibili più o meno quanto la kriptonite, e se siete
bolognesi sapete quale valore intimo, dalle parti del midollo osseo, possono
avere (se non le conoscete siete pregati di abbandonare questo blog e andare a
contare i nei di Renzie). Ce ne fossero di più in giro, oggigiorno, di giovani
così.
Le sue opere d’arte
sono state adeguatamente coronate da un Signor Ragù (alla mattina presto ero
uscito per scovare un CD di salsa per Tatsu e cicce e quattro sporte di
bevande; sono arrivato a casa, sotto la pioggia in bici, che mi sentivo di
averne 89, di anni) e da una spettacolare confezione regalo di salumi, parte
del regalo alla mia personcina fatto da Satoko, in arte mia moglie. Brava
femmina, si è spinta fin sull’altura di Omoromachi per andare a recuperare
queste rarità da Ivano Select, un mio
nuovo pusher di fiducia.
Per rimanere in
argomento piadinaro devo ringraziare anche l’amico Ryuhei, un vero specialista
nella produzione di formaggio affumicato. Il ragazzo ha pure portato una bottiglia
di vino tedesco, e così ha fatto pure la mia amica Yukie (marca: Madonna, solo i tognini sono capaci di
fare certe cose). Ieri doveva essere la mia giornata cermanica, I guess.
Anche l’amicone Pietro2
non è rimasto con le mani in mano e si è presentato alla porta con: gorgonzola;
tortino in simil-nutella; ottimo pane sfornato con le sue manine. Qui lo devo
dire: a Pietro2 ci vojo bbene assaje (ma niente pompini, ok?).
Prima di passare alla
seconda parte del menù va citata la sessione degli spettacoli. Pure su questo
fronte Satoka ha fatto la sua gran bella figurina, dedicandomi un’Hula delle sue. Anche se non si esibiva
da oltre un anno non ha affatto perso l’uso degli arti, per cui ha strappato
applausi a destra e pure a manca.
Brava bambina, pochi
possono vantare un’Hula così
casereccia, tra le presine e il bidone delle immondizie. A dirigere l’orchestra
(ukulele) l’amica Yoco, compagna di
avventure culinarie e di studio della lingua di Dante. Grande cantante, ha pure
intonato gli auguri, assieme al coretto dell’Antoniano. Auguri cantati tre
volte di seguito, tanti erano i festeggiati in quel momento.
Sulla tavola – e qui
arriviamo all’overdose di zuccheri – n° QUATTRO torte, una chiù buona dell’altra:
la nutellata di Pietro2, una collection spettacolare di pasticcini alla frutta
di Asami-chan, una collection spettacolare di tranci di cheese cake (ognuno un colore e un sapore diversi) di Tatsu e, per
chiudere in bellezza, un incommensurabile cheese
cake su base di biscotti gringhi Oreo, sormontata da frutti di bosco, opera
delle sante manine di Anna-chan. Poi è arrivata Yukie e mi ha portato altre DUE
torte (sono in frigo, anche gli stomaci sfondati hanno un limite).
Che cos’altro da
segnalare? Una stella di natale (finita quasi subito fuori dalla porta di casa; o lei o le gatte) regalatami dalla mia neo-vicina; una sbobba bianca inavvicinabile
portata dalla madre della diciottenne (cibo di Tonga, dove la signora ha
trascorso un par d’annetti); un giro di Enka,
la mia musica preferita giapponese (paragonabile alla Nilla Pizzi nostrana),
sulle note del sommo Yonekura-san, un cantante alcolista indigeno di Okinawa
che deve trombare un sacco di signore di una certa età.
OK, visto che a questo
punto anch’io ho raggiunto una certa età, e dunque è bene che vada a dormire
presto, qui mi fermo. Una filosofia spicciola di chiusura: gli amici, ogni
tanto, possono dare un senso alla vita. GRAZIE di cuore a tutti per ieri, boys & girrrls! Al prossimo giro di
boa, cifra rotondissima, saran cazzi.