domenica 3 agosto 2014

QUANDO MI REINCARNERÒ NON FATEMI RINASCERE BAGNINO, OK?


Amo il Giappone e, in particolare, Okinawa. Ogni volta che cozzo contro le eccessive regole giapponesi, però, vado in debito di ossigeno e inizio a sognare punkabbestie italiani e/o spiagge brasiliane piene di bunde selvagge. Tempo fa, a una lezione di inglese, ho sollevato la questione "Perché minchia voi giapponesi amate così tanto le regole?", uno studente filo-nuclearista mi ha risposto "Forse perché i giapponesi sono molto timidi. Avvolti nell'accappatoio delle regole si sentono più sicuri". Il ragionamento, anche se espresso da un bombarolo, non fa una piega.


Ieri per me è stato un momento di scontro con le regole gratuite. Finalmente, dopo una trepida attesa di un paio di settimane, mi sono trovato con i compagnucci della F.A.O. (Frescobol Addicts Okinawa, https://www.facebook.com/groups/1439023489705955/) alla spiaggia di Naminoue per giocare all’amato frescobol (http://pietrotimes.blogspot.jp/2011/07/frescobol.html). Spiaggia molto bella e deserta, ideale per giocare. Se non fosse che ogni volta che ci andiamo un bagnino del mazzo (ce n’è un esercito, cosa non si fa per combattere la disoccupazione oggigiorno) viene a stracciare la cippa perché starnazziamo in acqua. Nel resto del mondo, come forse qualcuno di voi saprà, le spiagge vengono anche usate dalle persone per andarci a fare il bagno. Lo so, gli umani sono cafoni, ma così stanno le cose. Il Giappone, però, rotea su una galassia propria, per cui solo una microparte delle spiagge sono usate in tale modo barbaro – entro un perimetro di boe e sotto la stretta sorveglianza dei bagnini -, la grande maggioranza dell’arenile è proibita (potresti affogare in 10 cm. d’acqua). L’altro ieri, chiamando all’appello i miei soci sportivi sulla Fèsspagina del gruppo, suggerivo loro di portare in spiaggia, oltre a un bikini estremamente sexy, anche una mazza chiodata per la nuca del bagnino. Mai sono stato così preveggente prima di allora.


Arrivato a Naminoue ho incontrato l’amicone Kiji, e abbiamo iniziato a giocare con estremo piacere. Dopo tre minuti è arrivato l’ennesimo bagnino a stracciare cappelle. Fisico palestrato, capelli imbionditi: un coglione-standard, si potrebbe dire. Si è imposto con insistenza mai vista prima contro le nostre necessità di bidè, fra una racchettata e l’altra. Ci ha imposto di andare a giocare nella zona ‘alta’ della spiaggia, a dieci metri da bagnasciuga, fra sassi, piante e vetri rotti.


Mi sono scòzzarianamente impuntato contro il suo diktat, e dopo che per la decima volta il subumano ha posto le braccia a X, come si fa contro i vampiri che stanno per assalirti la giugulare (il NO giapponese a gesti), ho chiesto a Kiji di chiamare la pulizia. Non sono un amante delle divise, se non nei club per adulti, però in situazioni come questa urge un arbitro al di sopra delle opinioni delle formiche, credo. Mentre Kiji chiamava i birri io e il tipo con la permanente ci guardavamo in cagnesco. Io tenevo la mia pregiata racchetta Forzanes di legno dietro la schiena, pronto a usarla come, appunto, mazza chiodata, purtroppo assente. Lui aveva chiuso un occhio, come a prendere la mira, calcolando dove piazzare il suo pugno oi-tsuki.


Dopo un troppo bel po’ sono arrivati due due di coppe, in divisa. Cafoncelli, non hanno nemmeno risposto al mio educato konnichiwa. Giovani e impettiti. Forse, sommando l’età dei due birri + quella del bagnino tinto avrebbero raggiunto la mia veneranda età. Fin da quando non ho fatto il militare non sopporto che i diciottenni mi dicano che cosa devo o non devo fare.
I due hanno ascoltato entrambe la parti. Sentenza: anche se non esistono cartelli che proibiscano di giocare a frescobol sul bagnasciuga, anche se è ovvio che gli dèi hanno fabbricato le spiagge affinché gli umani vi ci sciacquettassero le proprie parti intime, i due tutori delle forze antidisordine hanno decretato che il gallo della spiaggia ne era Giudice Supremo. A lui sta la parola finale su ciò che è ‘sicuro’ e su ciò che non lo è.
E lui ha decretato che se infilo una caviglia in acqua potrei affogare. Credo che i quarantottenni abbiano il sacrosanto diritto di morire come meglio piace loro, se possibile senza ammazzare altre creature del Signore. Ma la logica, troppo spesso, per non dire sempre, è inutile ornamento in un Paese in cui ha la straprecedenza la Regola, tradotta in potere (da due yen) affidato al capetto locale, al guarda-sgabuzzino, al galletto purtroppo non arrosto nel pollaio.



In Giappone ci vorrei stare ancora un po’, devo fare ancora molte tagliatelle al ragù, per cui, come nei migliori film d’essai, ho deciso di ingoiare, in silenzio. I birri hanno preso il nome del mio amico partigiano Kiji-san, e tutti noi della F.A.O., a termine della querelle, abbiamo girato un filmetto intitolato “Meglio troie che bagnini” che parteciperà alla prossima edizione del Festival di Canne.
Dopo un voto referendario, abbiamo altresì deciso che la prossima adunata del club sportivo si terrà nella lurida spiaggetta di Senaga-jima, affollata di peones bivaccatori, fango e monnezze, ma almeno priva di boe e di bagnini boia.



2 commenti:

  1. Ciao Pietro, da un pó di tempo sto leggendo il tuo piacevole blog , visto che a fine settembre staró qualche giorno a Okinawa per turismo... Avrei un paio di dubbi che secondo me tu puoi risolvere ma non sono in grado di trovare il tuo indirizzo e-mail sul blog... la mia e-mail é giorgioaltina@yahoo.es se puoi/vuoi fammi avere la tua! Grazie a presto Giorgio

    RispondiElimina
  2. https://www.facebook.com/pages/Un-italiano-a-Okinawa/1387722384777486

    RispondiElimina