giovedì 9 ottobre 2014

LA BUONA CUCINA DA YOCO


“Dame!” (‘Vade retro, Satana!’, più o meno – devo ancora imparare il giapponese), questo il mio grido di autodifesa quando oggi, all’abbuffata italiana a casa della mia amica Yoco Acaghi, una maestra di cucina nostrana nel cuore di Naha, mi è stato chiesto se ci volesse l’aglio nel ragù. Qui in Giappone il dame di solito è accompagnato dalle mani incrociate a perpendicolo contro il petto, come si fa contro i vampiri. Ormai il grido è un refrain dei miei workshop di pappe (tutte le volte devo spiegare che l’aglio per me è una piaga antisociale antibaci). Molti oooohhhh a seguire.
  






  
Il menù di oggi: tagliatelle La Molisana al ragù (chiedo infinitamente scusa, signori mucca e maiale), lasagne fatte come nonna Giorgina e zia Sisa comandavano, zuppa di zucca e riso (fantastica, un vero miracolo di Yoco), insalatona, patate al forno con pancetta e rosmarino e, last but not least, il più buon tiramisù che io abbia mai mangiato (BRAVA Yocoooo!!!). Doppio caffè espresso per chiudere in bellezza.


 

Tutte le partecipanti (io unico gallo nell’arena) hanno gradito, tanto che si sono portate a casa una doggy-bag: le lasagne ingerite dopo una zuppa, un’insalata, le patate al forno e le tagliatelle non sono per tutti gli stomaci (io a casa non ho portato nulla).




  
 



Ancora una volta risate, quando alla domanda “Quanta ciccia hai messo nel ragù?” ho risposto con un a lot, aggiungendo che non peso mai gli ingredienti. Qui in Giappone fare piatti ‘a occhio’ è considerata fantascienza folcloristica, e piace tanto. Altri momenti topici: il doppio senso di ‘pancetta’; il racconto di quella volta in cui, giovane e da solo a casa a Bologna, durante uno dei miei primi ragù lo lasciai sul fuoco ad abbronzarsi e uscii dall’appartamento, dimenticandomi i lavori in corso (tornai dopo cinque ore, con l’appartamento pieno di fumo; la pentola e la parte inferiore del ragù, carbonizzate, finirono nelle immondizie, ma la parte superiore, anche se un po’ affumicata, fu uno dei ragù più buoni che io abbia mai mangiato).

 




Alla fine della scofanata abbiamo deciso di rifarla, prima o poscia. Un GRAZIE di cuore a Yoco, che mi ha permesso di ‘invadere’ il suo territorio (una cucina da sogno) con questa prima collaborazione; a Satoko, Grande Aiutante (manager, traduttrice, fotografa); alle nuove amiche Noriko e Ayako, autrici di parte di queste foto e del prezioso filmato al link


Un grazie anche alle partecipanti che hanno acquistato un po’ delle mie cartoline con i mici di Okinawa, il cui ricavato andrà in beneficenza gattara.

 


MINNA-SAN, ARIGATOU GOZAIMASU!



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